giovedì 27 dicembre 2007

beh, ragazzi, anche sto natale è andato.
momento classico nonchè banale di riflessione, tirar somme (ancor prima dell'anno nuovo), delusioni, gioia, vuoto, passioni, illusioni.

cioò che ci attrae è ciò che maggiormente ci respinge, ma quel che ci segna è ciò che ci accoglie.
e se un'esperienza prima ti accoglie e poi ti respinge?
può segnare veramente in profondità le persone, perchè si tratta di una doppia frattura per il cuore, l'anima, il cervello.
come ne esci?

ho appena trascorso anzi, sto trascorrendo, un periodo del genere.
mi sono innamorato ma non ci ho creduto fin dall'inizio, ho fatto il cretino, ho "confessato", ho espiato ma tutto è andato per il verso sbagliato.
Questa storia (ah, donne! quanto vi adoro) ha tirato fuori lati di me che non pensavo di avere, o almeno così accentuati.
all'inizio penso che avessi "bisogno" di innamorarmi, ed ho sparato alto, inconsapevole che poi la caduta fa malissimo, se raggiungi vette inarrivate fin prima: non ci sei abituato, ed i lividi cretai in precedenza non sono lontanamente paragonabili.
poi ho mi sono quasi ossessionato, sono caduto in una buca profondissima, un pozzo fatto di respinte, offese, insulti molto grtuiti ma nulla è valso a distogliermi dall'obiettivo...
ora, dopo un fuoco di paglia che ai miei occhi sembrava un vero ritorno di fiamma (anzi, un vero inizio!), è finita di nuovo.
adesso finalmente mi sento più lucido, meno incorporeo e surreale nei miei ragionamenti, ma il sentimento, il magone, che pur non mi rendono più "febbricitante" come due mesi fa, son sempre lì, verso quella mente ed quel cuore che mi hanno cassato senza appello, come una nave verso l'iceberg.
ed abbiamo un bel sperare che le persone cambino come per magia, che i vissuti altrui non influiscano nei nostri desideri, nelle nostre aspirazioni, che non interrompano un destino che sai possibile, bello, anzi certo.
chi è causa del suo mal pianga se stesso?
certo.
tuttavia ho sempre pensato, pur essendo masculo, che se c'è Amore questo vada ascoltato e non soffocato: così come per il cuore.
E che partendo da questo si possa risolvere tutto, con ottimismo, passione, fiducia e capacità di costruire.
Invece mi sbagliavo, perchè il cuore non può nulla di fronte al fatto che di due ne batte uno solo, per quanto forte.
E di fronte al fatto che per certe cose è troppo tardi, quando la frittata , per quanto piccola, è stata fatta.
Poi, a voi ragazzuole che volete un uomo serio con le spalle larghe, gli attributi e la volontà di costruire, quando ce l'avete in mano lo respingete?
Mah.
Piccolo sfogo post natalizio...e pre anno bisestile...

martedì 18 dicembre 2007

Chinese democracy

Chi invoca il Dalai Lama, chi si esercita nello stile della provocazione, chi mostra la propia erudizione, chi cerca di coprire i propri nervi scoperti provocando e via così.
Ma, signore e signori allo specchio, sarete pur tutti soddisfatti, immuni, sicuri e sulla strada della realizzazione interiore? Permettete che ne possa dubitare.
Non sono capace di far filosofia, né dare soluzioni; mi sono permesso di provocare con la speranza di creare dibattito. E non sono rimasto deluso. A partire dalla prima risposta, quella del saggio ed acuto Gramellini, c’è stata solo una conferma delle mie congetture, per quanto personali possano essere.
C’è bisogno di fisicità, nella mente, nel corpo, nell’anima. Non ho mai detto o nominato morte, anni di piombo, periodi plumbei che non ho vissuto e che quindi non posso paragonare, giudicare, interpretare con un po’ di sensatezza.
Sono solamente una persona che cerca di osservare frammenti di quotidiano, e non ho la pretesa che queste osservazioni siano legge universale. Ma il mio istinto, che è nostro, e che in molti continuiamo ad insabbiare giorno dopo giorno, la bestia che ognuno di noi si porta dentro, mi dice che non devo essermi allontanato troppo dal descrivere sensazioni che siamo in tanti a provare.
Pur avendo una buona vita professionale, una soddisfacente vita affettiva (con alti e bassi), una famiglia normale, interessi in diversi campi, amici (veri, chiaramente pochi): non basta. Le energie positive che giustamente Gramellini ha consigliato di convogliare dentro di noi, l’orgoglio che va di pari passo con la coscienza di sé, l’applicazione del distacco. Sono condivisibili ricette per…l’orizzonte.
Non lo raggiungi mai, l’orizzonte. Bello, fantastico, infinito ma inarrivabile, intangibile. Come la pace nel mondo, come la fine delle carestie e della malnutrizione, come la democrazia cinese. Tempo assolutamente, cinicamente, perso.
Ci ho sempre creduto pure io, a determinati ideali di autorealizzazione. Ma se il realizzarsi come embrione, cervello, anima, cuore palpitante amore, carne, emozione, pulsione vitale, primitiva e poi civilizzata non passasse dall’intorpidimento? Da troppi diritti dei quali non sappiamo che fare? Da troppi diritti che ci hanno fatto (anzi, che mi hanno fatto) dimenticare il primo dovere: vivere? La vita è qui, ora. E io, noi, siamo qui, ora. Vivere secondo un canone morale al quale non transigere si: non vivere, no. Questa è la rivoluzione di cui parlo. Vivere. Non traghettarsi stancamente sul fiume, già imbevuti prima di affondare, di diritti ad accompagnare i bimbi a scuola in auto, alle vacanze, a far soldi, a sc..re come scimmie sempre e comunque (dimenticando promesse, amore, rispetto), a non sc..re come scimmie (perché amorale, sbagliato), a fare insomma quel che vogliamo senza capire che voglia non è desiderio, e desiderio non è tutto?
E’ la democrazia della vita: tutti devono vivere secondo un tenore accettabile. Tutti hanno diritti, qualche dovere, però tutti medi, silenziosi, ordinati. Andrebbe anche bene, se parlassimo solo di bollette, carcere preventivo o prezzo del latte: ma questa idea di aurea mediocrità lentamente ce la siamo portata dentro. Carsicamente ci erode.
E guardiamo l’orizzonte, sperando di perfezionare ad ogni tornata elettoral-esistenziale il nostro sistema di governo interiore, eleggendo ogni stagione nuovi valori che, dopo adeguata campagna elettorale, ci promettono di darci nuovi obiettivi, nuova speranza, guarire le ferite. Ma sono valori quieti, mediocri: e non cureranno, prometteranno l’orizzonte, ma ce ne terranno ad adeguata, anestetizzata, distanza.
Io sarò strano, antiestetico nelle idee, demagogico in alcuni pensieri, contraddittorio (il fatto stesso che ne parli con qualcuno che non conosco mi piega all’idea utopisticamente globale del “tutti in comunicazione ecumenica con tutti”); e non ho ricette, soluzioni, illuminazioni. nemmeno per me, of course. E non faccio paragoni con altre epoche, non ne sono in grado e non è corretto. Ma ci stiamo stancamente e paradossalmente incamminando verso una lenta consunzione della Vita, pur tentando di perseguire più vita. Ed io non ci sto.
Vado a farmi una birra, vah! J

lunedì 17 dicembre 2007

Com'è assurdo uccidere per sentirsi più vivi
MELCHISEDEC
Secondo me c’è troppa poca violenza in giro. Paradossalmente, la violenza percepita sembra in costante aumento. In realtà, a parte i colpi di matto delle persone cosiddette «normali», chi sembra «legittimato» a usare violenza? Solo alcuni soggetti: rom, rumeni, algerini, disagiati economicamente, ex detenuti in libertà, ecc... I «normali», i medi, proprio perché considerati tali, non se lo possono permettere. Tutti abbiamo una carica di tensione repressa. Come la sfoghiamo? Con gli hobby? Con lo stadio? Evidente che non basta. Non ci si può più scazzottare in santa pace che subito sei il violento, non si può fare qualche stupido scherzo a scuola perché sei autore di atti di bullismo (che sono sempre esistiti), non si può fare le corna in auto perché si lede qualche diritto, fumare è sbagliato (non sono un fumatore ma nemmeno li considero degli appestati), solo mercificare il proprio corpo sembra autorizzato. Vai allo stadio e non si può più usare una bandiera (?), né una sciarpa previa autorizzazione del questore. I ragazzi, nei bagni, si vergognano (!) di fare la pipì nelle «turche» e aspettano in colonna il loro turno nel bagnetto chiuso agli occhi altrui (manca solo che vadano dentro in coppia per tenersi la borsetta), però riempiono i night club a toccare poppe e cosce alla modica cifra di 50 euro per una ragazza che considerano un bel maglione da valutare ed eventualmente comprare. Mah. La gente manca di sangue. Non s’incazza, non litiga, non reagisce, non protesta, non ama con ardore, non vive se non tramite canali prestabiliti che ingabbiano. Se vuoi protestare per qualche ingiustizia, ci sono le vie prestabilite da altri. Con le quali non risolvi nulla perché decise per convogliare la protesta, appositamente. Si beve troppo, si legge poco. Sapete che ci vuole? Una bella rivoluzione. Che spazzi via, pulisca, innervi pulsioni vitali e vere nelle persone. Ci siamo avvitati. Le conquiste tecnologiche, la salute più tutelata, i cibi sicuri, ecc... tutto bene. Però non vi sembra manchi qualcosa, oltre alle rotelle del mio cervello? Pensiamo di essere protagonisti e invece siamo zoo. Idem per i sentimenti: prigionieri di ciò che vorremmo, perdonanti, lassisti, concilianti eppure incapaci di vivere passioni vere, di darci totalmente quando sentiamo che vale la pena, perché non è bello esporsi, non fa duro, non fa... Insomma, Uomini, dove siamo? Non parliamo poi delle donne.Risposta
Invece parliamone, un’altra volta. La tua analisi è perfetta, le deduzioni azzardate. Per secoli il sangue ha risolto i conflitti e selezionato le classi dirigenti. Da sessant’anni la vecchia saggia Europa ha cambiato registro ed è diventata più pacifica e moscia. Ti sembra un buon motivo per rinverdire i furori e gli orrori del passato? Tornare a morire per sentirsi vivi? Le rivoluzioni di massa non servono più. Sostituiscono una casta di potere con un’altra, lasciando il popolo in brache di tela come sempre. Gli ultimi a crederci sono stati i sessantottini, cioè la prima generazione di ventenni che non essendo stata decimata da qualche guerra si è messa alla ricerca di un sogno dentro cui scaricare i propri giovanili bollori. Riproporlo oggi sarebbe un passo indietro. Una rivoluzione serve ancora, più che mai, ma è un processo che può avvenire soltanto dentro ciascuno di noi. È questo il sogno nuovo. Come mai le persone che ti circondano sono tanto arrabbiate e nel contempo represse? Perché sono spaesate. Non si riconoscono più davanti allo specchio. Intorno lo scenario cambia, le certezze scompaiono, tutto diventa precario e la paura la fa da padrona, ingabbiando le potenzialità umane, che sono immense. Anche il buonismo, e tu lo hai giustamente rilevato, è una forma sottile di paura travestita da tolleranza. Abbiamo messo il freno a mano alla vita perché non sappiamo più verso quali mete condurla. E non lo sappiamo più perché abbiamo smarrito la nostra identità. Siamo pieni di rabbia da quando è scomparso l’orgoglio. Oriana Fallaci tentò di mettere insieme le due cose, ma non si può. L’orgoglio è nemico della rabbia. L’orgoglio è autostima, è conoscenza e amore di sé e della propria comunità, dei suoi valori, del suo futuro. Solo se hai un carattere delineato e radici forti, sei poi in grado di interagire senza isteria con la novità rappresentata dagli altri. È sempre l’insicurezza che genera la rabbia. Non illuderti che un mondo che ti consentisse di prendere a schiaffi gli arroganti sarebbe un mondo più sano. Sarebbe solo più estenuante. Nell’era dell’Acquario le emozioni vanno liberate in altro modo: aumentando il distacco. L’autocontrollo serve. Non a intontirti in un’esistenza-semolino, dove i sensi sono intorpiditi e i pensieri volano bassi. E neppure a incastrarti dentro codici sociali ispirati dalla retorica. Serve a produrre energie positive. Dirottandole nell’unico posto in cui servono: all’interno di te. Perché tutto quel che ti manca per sentirti vivo si trova lì.

giovedì 13 dicembre 2007

riflessioni

La realtà, quando ti si presenta davanti, è veramente dura da digerire.
Soprattutto se vuoi far finta di non vederla!
Che succede?
Ieri sera ero solo, a riflettere, mentre la mia bella che non c'è si stava godendo (spero per lei!) una meritata cena aziendale.
Per prima cosa ho pulito la casa perchè mi è uscita l'acqua reflua dal piatto della doccia ed ha allagato tutto, e questo mi ha fatto incazzare oltremisura...
Poi mi son messo a pensare.
Son sempre solo in quella cazzo di casa.
Non voglio mai che arrivi l'ora di andar via dall'ufficio perchè almeno la sono in compagnia di qualcuno... posso parlare, lavorare, ridere, scherzare un po'.
Poi arrivo a casa, ed è fredda, e son da solo, e tranne la famiglia mia vicina di casa (simpatica e disponibile) non c'ho nessuno. Nessuno. E son distante da tutti.
Nessuno capisce quanto sia difficile questa situazione, soprattutto adesso che è inverno, freddo, nebbia.
Per quanto mi sforzi di leggere, scrivere, studiacchiare per un progetto che ho in mente (sempre lavoro comunque!), le ore non passano mai.
Vado a correre fino allo sfinimento per sfiancarmi, arrivare a casa e addormentarmi dalla stanchezza senza pensare.
Ma ieri ho commesso un grave errore, non sono andato a correre.
Ed ho pensato.
Che sono in un buco del culo, lontano dalla vita. Ed io per carattere, ho bisogno di stimoli, di persone, di cultura, di input. Invece sono in mezzo a gretti ignoranti, gente grigia, senza ambizioni, entusiasmo, passione per le cose fatte bene, che lavorano per lo stipendio.
E mi sento veramente sprecato.
Non che sia un genio, ma so che ho alcune qualità, che anche le altre persone mi riconoscono.
E quando ho deciso di far quel che volevo, mi son sempre scontrato con un sacco di altri problemi che hanno condizionato le mie scelte.
Adesso mi ritrovo qua, con un lavoro che mi piace e mi faccio piacere, isolato, con la voglia matta di ritornare a pd, con unnsacco di idee in testa (che son sicuo funzionerebbero) ma con un ambiente di lavoro che ha paura dei cambiamenti e che mi è ostile perchè mi vede come una minaccia... come se a me interessasse far le scarpe a qualcuno!
A me interessa solo vedere che le mie idee funzionano, e quindi vorrei solo aver la possibilità di provarle e verificarle: poi se è vera gloria...verrà da se.
E mi interessa cambiare sede.
E voglio far soldi, cambiar auto, comprar casa: ma devo (anzi, mi sento di) chiudere buchi che non mi spettano, sempre, e so già che a gennaio (se non arriverà per Natale) ci aspetta una bella mazzata in famiglia...
In tutto questo continuo a pensarti, donna.
E sto cadendo nella spirale che aspetto con ansia un tuo "cenno di vita" perchè mi piaci, e voglio te. E non mi doveva succedere ma mi sta succedendo.
Ma anche questa realtà mi si è parata davanti: non ti avrò, perchè...non lo so di preciso ma sento che non vorrai (o non ce la farai, o non sentirai che ne vale la pena che è la stessa cosa).
Forse perchè non sento in te la voglia di cercarmi, la necessità di sentirmi che provo io, di raccontarmi la tua giornata come vorrei fare io ecc...So che è normale che io non lo percepisca da parte tua, che me l'avevi già detto di non aspettarmi nulla, che al 99% non sarebbe successo nulla, di non farmi idee ed illusioni (e non me ne faccio), ma in cuor mio è normale che un po' ci creda, no? E quando mi rendo conto della realtà, e cado bruscamente dalle mie speranze, fa un po' male rendersene conto.
e ti stringe il cuore.
Ecco quel che non potevo scrivere per messaggio ieri sera, perchè troppo lungo.
Nessun mistero.
Qualche riflessione dura da ingoiare per me, tutto qua.
Spero invece ti sia divertita alla cena!
nù bacio (non corrispostoooooooooooooooooooooooooooo !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!)

martedì 11 dicembre 2007

Della violenza e dei bagni

Secondo me c'è troppa poca violenza in giro.
Paradossalmente, la violenza da noi percepita sembra in costante ed inesorabile aumento: dalle tv, ai quotidiani, ai reportage sulle banlieues pittosto che sulle bidonvilles si parla spesso di omicidi, stupri, risse, bullismo, estorsioni e chi più ne ha più ne metta.
In realtà, se ci pensate bene, a parte i colpi di matto delle persone cosiddette "normali", chi sembra deputato, autorizzato, "legittimato" ad usare violenza?
Solo alcuni soggetti: rom, rumeni, algerini, disagiati economicamente, ex detenuti in libertà ecc...
I "normali", i medi, proprio perchè considerati tali, non se lo possono permettere.
Penso sia sempre stato così, in tutte le epoche, ma si avverte la saturazione.
Mi spiego (da questo momento evito di usare il virgolettato per le varie categorie sociali perchè altrimenti non smetto più).
Tutti abbiamo una carica di rabbia, di disagio, di insoddisfazione, di tensione repressa dentro.
Come la sfoghiamo?
Con gli hobbies? Con lo sport? Con lo shopping? Con lo stadio?
Niente da fare, è evidente che non basta.
Non ci si può più scazzottare in santa pace chè subito sei il violento, non si può più litigare a scuola o fare qualche stupido scherzo perchè sei autore di atti di bullismo (che sono sempre esistiti), non si può fare le corna in auto perchè si lede un qualche diritto o reputazione, fumare è sbagliato, essere grassi è sbagliato, solo mercificare il proprio corpo sembra autorizzato.
Abbiamo troppi diritti, molti pretestuosi, di moltissimi non ce ne facciamo nulla e non sappiamo che farcene.
Troppi diritti presunti, troppe intangibilità, che ci bloccano.
Vai allo stadio e non si può più usare una bandiera (?), nè una sciarpa previa autorizzazione del questore. I ragazzi, nei bagni, si vergognano (!) di fare la pipì nelle "turche" ed aspettano decine di minuti in colonna il loro turno nel bagnetto chiuso agli occhi altrui (manca solo che vadano dentro in coppia per tenersi la borsetta).
Diritto alla sessualità emancipata? Diritto a viversi le proprie esperienze?
Mah.
La gente manca di sangue.
Non s'incazza, non litiga, non reagisce, non protesta, non vive se non tramite canali prestabiliti che ingabbiano.
Se vuoi protestare per qualche ingiustizia, ci sono i canali prestabiliti da altri.
Con i quali non risolvi nulla, che non servono a nulla.
Perchè decisi per convogliare la protesta, il malessere, appositamente come vogliono altri.
Quelli mediati da anni di buonismo, di comportamenti socialmente accettati dalla collettività.
Però manca l'essenza, la spina dorsale, la grinta.
Nessuno che agisca e reagisca veramente.
Si beve tanto, troppo, si legge poco.
Mi dispiace dire ovvietà, ma la situazione è penosa.
Sapete che ci vuole ragazzi? Una bella rivoluzione.
Che spazzi via, pulisca, innervi pulsioni vitali vere nelle persone.
Ci siamo accartocciati su di noi, avvitati.
Non che si sia meglio o peggio di come si era una volta: una volta non c'ero, e questi paragoni mi sembrano decisamente sciocchi.
Le conquiste tecnologiche, della scienza, la salute delle persone sempre più tutelata, i cibi sicuri ecc...tutto bene, tutto ok.
Però...non vi sembra manchi qualcosa, oltre alle rotelle del mio cervello?
Sono solo io che mi sento ingabbiato?
Sono solo io che, per quanto possa essere realizzato nel lavoro, non mi basto? E non mi basta ciò che ci succede attorno?
Leggere, scrivere, avere hobbies, una persona con cui condividere le proprie esperienze, famiglia, amici bla bla bla.
Ma noi?
Mi sembra si sia prigionieri: pensiamo di essere protagonisti ed invece siamo zoo.
Come quando sono stato in Kenya, e nella savana mi sentivo lo zoo dei veri signori di quelle terre, gli animali.

Ieri mi sentivo ecumenico, oggi sono veramente incazzato nero.

mercoledì 5 dicembre 2007

Il cretino cade sulla schiena e si sbuccia il naso.
Proverbio Yiddish

INIZIO

Giunto a trent’anni, Zarathustra lasciò il paese ed il lago del suo paese, e andò sui monti. Qui godette del suo spirito e della sua solitudine, né per dieci anni se ne stancò.
Alla fine si trasformò il suo cuore, - e un mattino egli si alzò insieme all’aurora, si fece al cospetto del sole e così gli parlò:
“Astro possente!Che sarebbe la tua felicità, se non avessi coloro ai quali tu risplendi!
Per dieci anni sei venuto quassù, alla mia caverna: sazio della tua luce e di questo cammino saresti divenuto, senza di me, la mia aquila, il mio serpente.
Noi però ti abbiamo atteso ogni mattino e liberato del tuo superfluo; di ciò ti abbiamo benedetto.
Ecco! La mia saggezza mi ha saturato fino al disgusto; come l’ape che troppo miele ha raccolto, ho bisogno di mani che si protendano.
Vorrei spartire i miei doni, finchè i saggi tra gli uomini tornassero a rallegrarsi della loro follia e i poveri della loro ricchezza.
Perciò devo scendere giù in basso: come tu fai la sera, quando vai dietro al mare e porti la luce al mondo infero, o ricchissimo tra gli astri!
Anch’io devo, al pari di te, tramontare, come dicono gli uomini, ai quali voglio discendere.
Benedicimi, occhio pacato, scevro d’invidia anche alla vista di una felicità troppo grande!
Benedici il calice, traboccante a far scorrere acqua d’oro, che ovunque porti il riflesso della tua dolcezza!
Ecco! Il calice vuol tornare vuoto, Zarathustra vuol tornare uomo!”

- Così cominciò il tramonto di Zarathustra.

“Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno”, prologo.

martedì 4 dicembre 2007

Gelosia

gelosia
La gelosia è segno di mancanza di fiducia o "paura" di essere lasciati? In entrambi i casi sembra essere un "problema" di chi è geloso: potrebbe portare qualche beneficio alla relazione? Potrebbe essere indice di mancanza di fiducia, prima di tutto, in sé stessi? Grazie
Schelotto Martedì, 04 Dicembre 2007
Provo a fornirle un'interpretazione in più: la gelosia è anche sapere che si sarebbe in grado di tradire. Per questo, usando se stessi come metro si sospetta dell'altro e gli si attribuiscono i propri peccati virtuali e reali.