lunedì 17 dicembre 2007

Com'è assurdo uccidere per sentirsi più vivi
MELCHISEDEC
Secondo me c’è troppa poca violenza in giro. Paradossalmente, la violenza percepita sembra in costante aumento. In realtà, a parte i colpi di matto delle persone cosiddette «normali», chi sembra «legittimato» a usare violenza? Solo alcuni soggetti: rom, rumeni, algerini, disagiati economicamente, ex detenuti in libertà, ecc... I «normali», i medi, proprio perché considerati tali, non se lo possono permettere. Tutti abbiamo una carica di tensione repressa. Come la sfoghiamo? Con gli hobby? Con lo stadio? Evidente che non basta. Non ci si può più scazzottare in santa pace che subito sei il violento, non si può fare qualche stupido scherzo a scuola perché sei autore di atti di bullismo (che sono sempre esistiti), non si può fare le corna in auto perché si lede qualche diritto, fumare è sbagliato (non sono un fumatore ma nemmeno li considero degli appestati), solo mercificare il proprio corpo sembra autorizzato. Vai allo stadio e non si può più usare una bandiera (?), né una sciarpa previa autorizzazione del questore. I ragazzi, nei bagni, si vergognano (!) di fare la pipì nelle «turche» e aspettano in colonna il loro turno nel bagnetto chiuso agli occhi altrui (manca solo che vadano dentro in coppia per tenersi la borsetta), però riempiono i night club a toccare poppe e cosce alla modica cifra di 50 euro per una ragazza che considerano un bel maglione da valutare ed eventualmente comprare. Mah. La gente manca di sangue. Non s’incazza, non litiga, non reagisce, non protesta, non ama con ardore, non vive se non tramite canali prestabiliti che ingabbiano. Se vuoi protestare per qualche ingiustizia, ci sono le vie prestabilite da altri. Con le quali non risolvi nulla perché decise per convogliare la protesta, appositamente. Si beve troppo, si legge poco. Sapete che ci vuole? Una bella rivoluzione. Che spazzi via, pulisca, innervi pulsioni vitali e vere nelle persone. Ci siamo avvitati. Le conquiste tecnologiche, la salute più tutelata, i cibi sicuri, ecc... tutto bene. Però non vi sembra manchi qualcosa, oltre alle rotelle del mio cervello? Pensiamo di essere protagonisti e invece siamo zoo. Idem per i sentimenti: prigionieri di ciò che vorremmo, perdonanti, lassisti, concilianti eppure incapaci di vivere passioni vere, di darci totalmente quando sentiamo che vale la pena, perché non è bello esporsi, non fa duro, non fa... Insomma, Uomini, dove siamo? Non parliamo poi delle donne.Risposta
Invece parliamone, un’altra volta. La tua analisi è perfetta, le deduzioni azzardate. Per secoli il sangue ha risolto i conflitti e selezionato le classi dirigenti. Da sessant’anni la vecchia saggia Europa ha cambiato registro ed è diventata più pacifica e moscia. Ti sembra un buon motivo per rinverdire i furori e gli orrori del passato? Tornare a morire per sentirsi vivi? Le rivoluzioni di massa non servono più. Sostituiscono una casta di potere con un’altra, lasciando il popolo in brache di tela come sempre. Gli ultimi a crederci sono stati i sessantottini, cioè la prima generazione di ventenni che non essendo stata decimata da qualche guerra si è messa alla ricerca di un sogno dentro cui scaricare i propri giovanili bollori. Riproporlo oggi sarebbe un passo indietro. Una rivoluzione serve ancora, più che mai, ma è un processo che può avvenire soltanto dentro ciascuno di noi. È questo il sogno nuovo. Come mai le persone che ti circondano sono tanto arrabbiate e nel contempo represse? Perché sono spaesate. Non si riconoscono più davanti allo specchio. Intorno lo scenario cambia, le certezze scompaiono, tutto diventa precario e la paura la fa da padrona, ingabbiando le potenzialità umane, che sono immense. Anche il buonismo, e tu lo hai giustamente rilevato, è una forma sottile di paura travestita da tolleranza. Abbiamo messo il freno a mano alla vita perché non sappiamo più verso quali mete condurla. E non lo sappiamo più perché abbiamo smarrito la nostra identità. Siamo pieni di rabbia da quando è scomparso l’orgoglio. Oriana Fallaci tentò di mettere insieme le due cose, ma non si può. L’orgoglio è nemico della rabbia. L’orgoglio è autostima, è conoscenza e amore di sé e della propria comunità, dei suoi valori, del suo futuro. Solo se hai un carattere delineato e radici forti, sei poi in grado di interagire senza isteria con la novità rappresentata dagli altri. È sempre l’insicurezza che genera la rabbia. Non illuderti che un mondo che ti consentisse di prendere a schiaffi gli arroganti sarebbe un mondo più sano. Sarebbe solo più estenuante. Nell’era dell’Acquario le emozioni vanno liberate in altro modo: aumentando il distacco. L’autocontrollo serve. Non a intontirti in un’esistenza-semolino, dove i sensi sono intorpiditi e i pensieri volano bassi. E neppure a incastrarti dentro codici sociali ispirati dalla retorica. Serve a produrre energie positive. Dirottandole nell’unico posto in cui servono: all’interno di te. Perché tutto quel che ti manca per sentirti vivo si trova lì.

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