martedì 18 dicembre 2007

Chinese democracy

Chi invoca il Dalai Lama, chi si esercita nello stile della provocazione, chi mostra la propia erudizione, chi cerca di coprire i propri nervi scoperti provocando e via così.
Ma, signore e signori allo specchio, sarete pur tutti soddisfatti, immuni, sicuri e sulla strada della realizzazione interiore? Permettete che ne possa dubitare.
Non sono capace di far filosofia, né dare soluzioni; mi sono permesso di provocare con la speranza di creare dibattito. E non sono rimasto deluso. A partire dalla prima risposta, quella del saggio ed acuto Gramellini, c’è stata solo una conferma delle mie congetture, per quanto personali possano essere.
C’è bisogno di fisicità, nella mente, nel corpo, nell’anima. Non ho mai detto o nominato morte, anni di piombo, periodi plumbei che non ho vissuto e che quindi non posso paragonare, giudicare, interpretare con un po’ di sensatezza.
Sono solamente una persona che cerca di osservare frammenti di quotidiano, e non ho la pretesa che queste osservazioni siano legge universale. Ma il mio istinto, che è nostro, e che in molti continuiamo ad insabbiare giorno dopo giorno, la bestia che ognuno di noi si porta dentro, mi dice che non devo essermi allontanato troppo dal descrivere sensazioni che siamo in tanti a provare.
Pur avendo una buona vita professionale, una soddisfacente vita affettiva (con alti e bassi), una famiglia normale, interessi in diversi campi, amici (veri, chiaramente pochi): non basta. Le energie positive che giustamente Gramellini ha consigliato di convogliare dentro di noi, l’orgoglio che va di pari passo con la coscienza di sé, l’applicazione del distacco. Sono condivisibili ricette per…l’orizzonte.
Non lo raggiungi mai, l’orizzonte. Bello, fantastico, infinito ma inarrivabile, intangibile. Come la pace nel mondo, come la fine delle carestie e della malnutrizione, come la democrazia cinese. Tempo assolutamente, cinicamente, perso.
Ci ho sempre creduto pure io, a determinati ideali di autorealizzazione. Ma se il realizzarsi come embrione, cervello, anima, cuore palpitante amore, carne, emozione, pulsione vitale, primitiva e poi civilizzata non passasse dall’intorpidimento? Da troppi diritti dei quali non sappiamo che fare? Da troppi diritti che ci hanno fatto (anzi, che mi hanno fatto) dimenticare il primo dovere: vivere? La vita è qui, ora. E io, noi, siamo qui, ora. Vivere secondo un canone morale al quale non transigere si: non vivere, no. Questa è la rivoluzione di cui parlo. Vivere. Non traghettarsi stancamente sul fiume, già imbevuti prima di affondare, di diritti ad accompagnare i bimbi a scuola in auto, alle vacanze, a far soldi, a sc..re come scimmie sempre e comunque (dimenticando promesse, amore, rispetto), a non sc..re come scimmie (perché amorale, sbagliato), a fare insomma quel che vogliamo senza capire che voglia non è desiderio, e desiderio non è tutto?
E’ la democrazia della vita: tutti devono vivere secondo un tenore accettabile. Tutti hanno diritti, qualche dovere, però tutti medi, silenziosi, ordinati. Andrebbe anche bene, se parlassimo solo di bollette, carcere preventivo o prezzo del latte: ma questa idea di aurea mediocrità lentamente ce la siamo portata dentro. Carsicamente ci erode.
E guardiamo l’orizzonte, sperando di perfezionare ad ogni tornata elettoral-esistenziale il nostro sistema di governo interiore, eleggendo ogni stagione nuovi valori che, dopo adeguata campagna elettorale, ci promettono di darci nuovi obiettivi, nuova speranza, guarire le ferite. Ma sono valori quieti, mediocri: e non cureranno, prometteranno l’orizzonte, ma ce ne terranno ad adeguata, anestetizzata, distanza.
Io sarò strano, antiestetico nelle idee, demagogico in alcuni pensieri, contraddittorio (il fatto stesso che ne parli con qualcuno che non conosco mi piega all’idea utopisticamente globale del “tutti in comunicazione ecumenica con tutti”); e non ho ricette, soluzioni, illuminazioni. nemmeno per me, of course. E non faccio paragoni con altre epoche, non ne sono in grado e non è corretto. Ma ci stiamo stancamente e paradossalmente incamminando verso una lenta consunzione della Vita, pur tentando di perseguire più vita. Ed io non ci sto.
Vado a farmi una birra, vah! J

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